È tempo di vendemmia! Il momento che tutti i produttori attendono con ansia e al tempo stesso eccitazione. Non chiamiamola semplicemente “raccolta delle uve”, questa pratica antica, che sancisce la fine del lavoro in vigna e l’inizio del lavoro in cantina, porta con sé significati profondi e misteriosi.
E allora, cosa vuol dire vendemmia?
La vendemmia è innanzitutto soddisfazione. È il culmine del lavoro di un anno, si ha il risultato tangibile delle decisioni prese durante i dodici mesi precedenti. È il miglior bilancio per capire come è andata l’annata in vigna.
La vendemmia è anche attesa. Rappresenta l’inizio di una nuova fase: prima di vedere il prodotto finale trascorreranno mesi per la vinificazione, e poi anni per l’affinamento e l’invecchiamento.
La vendemmia è fatica. In Piemonte le colline sono ripide, quindi si fa tutto a mano. La schiena addolorata, le braccia stanche, le gambe pesanti: ecco come ci si sente dopo ore, giorni e settimane trascorse in vigna, chini sulle viti, armati di forbici, a tagliare i grappoli, a disporli con delicatezza nelle cassette, a trasportarle, pesanti perché colme di uva.
La vendemmia è anche divertimento. Le giornate in vigna scorrono tra un racconto condiviso e un grappolo d’uva raccolto: si scherza mentre si fa a gara a chi riempie più ceste, e poi si gusta la classica merenda in vigna con pane, salame, formaggio e un calice di vino!
La vendemmia è tutto questo e molto di più, è un rito dal valore economico, storico, culturale. Un tempo tutte le famiglie erano coinvolte: paesi interi si ritrovavano impegnati nello stesso momento, nell’unico obiettivo di raccogliere le uve. Per un mese pieno, a cavallo tra settembre e ottobre, la vigna si trasformava nel luogo dove si trascorrevano le giornate di lavoro, tra canti popolari e odore di mosto. E un banchetto finale, inno alla convivialità e allo stare insieme, celebrava la fine del duro periodo della raccolta.
La vendemmia è il momento in cui l’uomo mette in pratica tutta la sua esperienza, la dedizione e il sapere, e decide se le uve sono pronte a iniziare il percorso che le porterà a diventare prima mosto e poi vino. Per un vignaiolo, l’elemento da cui non si può prescindere è la conoscenza profonda del territorio e di come questo evolve nel tempo. Per il resto, non ci sono regole. Da un anno all’altro cambia tutto, e si deve tenere conto dei tanti i fattori che giocano un ruolo nello stabilire i tempi della vendemmia. Al primo posto c’è il clima, le annate calde anticipano la raccolta, mentre quelle fredde la ritardano, poi la tipologia di suolo, la modalità di allevamento, l’esposizione delle vigne, e infine l’obiettivo del vignaiolo, che decide le tempistiche della vendemmia in base al prodotto finale che mira ad ottenere.
La vendemmia delle uve piemontesi
Il Nebbiolo, principe della nostra regione, è il vitigno dalla vendemmia più tardiva. Lo precede la Barbera, che viene raccolta verso fine settembre e inizio ottobre, anche le variazioni sono notevoli da un produttore all’altro. Tra i rossi piemontesi il primo è il Dolcetto, che ha una maturazione media e di solito si vendemmia dopo la seconda metà di settembre. Ovviamente le uve a bacca bianca sono le prime ad essere raccolte: il Moscato bianco, cultivar aromatica tipica piemontese, precede tutti gli altri vitigni, con la vendemmia nella seconda metà di settembre, mentre l’Arneis, vitigno autoctono del Roero, che regala vini freschi e da profumo di fiori, in annate normali si raccoglie a metà settembre.
Torniamo al Nebbiolo. Questo antico vitigno giunge a maturazione completa più tardi degli altri. Solitamente si raccoglie verso inizio o metà ottobre, quando le vigne iniziano a tingersi di rosso, arancione e giallo. L’aria è umida, non c’è più il caldo settembrino, e si percepisce l’arrivo dell’autunno. È in questo momento, quando le piante iniziano a perdere le foglie e i grappoli viola risaltano contro il cielo grigio, che è ora di vendemmiare il Nebbiolo.
Anche quest’anno, si è conclusa da poco la nostra vendemmia. Nonostante sia stato un anno non semplice e i nostri vigneti abbiano riscontrato alcune avversità, la terra alla fine si è rivelata generosa come sempre, donandoci i suoi frutti migliori da raccogliere.
Nei prossimi mesi sarà fondamentale per noi lavorare quest’uva così bella rispettandone le caratteristiche ed esaltandone il sapore al fine di dare vita a nuovi grandi vini.